Siamo una civiltà globalizzata della quale questa crisi, bloccando simultaneamente i sistemi ottimizzati del suo funzionamento, ha messo in luce, tutte in una volta, le fragilità che vanno a sommarsi alla grave crisi che dal 2008 ha colpito l’economia italiana con l’esplosione, una dopo l’altra, della bolla immobiliare e delle bolle speculative.
Il settore delle costruzioni sta vivendo la più grave crisi della sua storia, è un settore ferito, ridimensionato, in profonda trasformazione, in crisi di immagine; un settore che ha perso il suo “ruolo” nelle riflessioni dei processi di sviluppo.
Il Covid-19, oltre ad averci fatto piombare in una profonda crisi sanitaria ed economica, può rappresentare una gigantesca opportunità verso il cambiamento, con interventi radicali, in una partite tutta da giocare senza aver paura di giocarla. Per farlo è necessario elaborare proposte di futuro in grado di agire in maniera proattiva su nuovi metabolismi urbani (acqua, rifiuti, energia, ma anche cultura, architettura, sicurezza, innovazione) ripensando le città e i territori, agendo sugli stili dell’abitare, sulla mobilità, sull’accesso ai servizi, e su uno sviluppo in forme più distribuite e reticolari.
Il futuro è di chi lo progetta; da troppo tempo in un mondo caratterizzato da trasformazioni epocali, la politica italiana è ridotta a mera gestione e si limita a ricercare soluzioni immediate a progetti contingenti, senza la benché minima visione di strategia del futuro. È una politica senza respiro che non dialoga con la categoria dei 154.000 architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori che per professione progettano il futuro.
Il Covid-19 ci sta insegnando che la qualità della vita che ci aspetta non può prescindere dalla qualità dell’architettura, che non ci sarà futuro senza architettura. Con forza chiediamo quindi, nell’interesse del Paese, che la politica comprenda che è indispensabile un confronto con gli architetti.
La crisi però non ci ferma, ma ci spinge a proiettarci più avanti. Vogliamo esserci: prima ancora di dire di cosa abbiamo bisogno, vogliamo presentare alla politica e alla pubblica opinione cosa gli architetti possono fare per un progetto di futuro delle nostre città e territori nell’interesse del Paese.
“Architetti per il futuro – un percorso partecipativo” è la piattaforma dedicata per raccogliere i contributi degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori per capire cosa ci ha insegnato la pandemia, come vogliamo vivere nel futuro e perché gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori devono essere attori protagonisti di questo progetto.
Dobbiamo ricominciare a progettare il futuro da subito. In questi anni siamo stati troppo presi da un presente assillante, ma oggi la vera svolta deve essere questa: investire nel futuro, negli scenari e dare risposte sulla casa, sul quartiere, sul nuovo digitale, sulla mobilità, sull’educazione, sulla sanità, sulla sicurezza. Il tema del futuro verrà declinato in “Futuri” perché ognuno di noi pensa e ne progetta uno diverso. La consultazione di un’ampia platea su questi temi ha l’obiettivo di disegnare, con il supporto del Comitato Scientifico, una mappa di futuri incrociati e, come un sistema web, costruire una rete di possibilità e relazioni, di vicinanza, di condivisione e di dibattito. Tutto il percorso sarà sostenuto da un’intensa attività di comunicazione, in particolare verso la community di riferimento, gli stakeholder istituzionali e l’opinione pubblica.
Fonte: www.ilgiornaledellarchitettura.com
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